mercoledì 6 maggio 2009

giovedì 23 aprile 2009


Dal 23 Aprile in libreria Feltrinelli possiamo trovare questo manuale con consigli, ricette, piante e tecniche di guerrilla-gardening. All'interno anche descrizioni dei gruppi esistenti in Italia, illustrazioni delle tecniche e delle strategie di giardinaggio sovversivo.

Editore Kowalski, autori Andrea Zabiello e Michele Trasi

venerdì 3 aprile 2009

Otto consigli per un giardino abusivo

Qui di seguito ci sono un po’ di consigli su come dedicarsi ai Critical Gardens, riassunti in un elenco di otto punti base su cui meditare. Non sono regole, sono solo alcuni suggerimenti di giardinaggio urbano.

1. Individuate un terreno abbandonato nella vostra zona.

Vi sorprenderà scoprire quanti piccoli appezzamenti di suolo abbandonato e pubblico ci siano. Aiuole trascurate, fioriere di cemento piene di rifiuti nelle quali le piante crescono senza controllo, zone abbandonate… Sceglietene uno vicino a casa, che magari vedete tutti i giorni andando a lavorare o a fare la spesa, e adottatelo. Sarà molto più facile prendersene cura.

2. Pianificate la vostra missione.

Scegliete un giorno in cui spioni e ficcanaso pronti a creare problemi non siano in vista e segnatelo sulla vostra agenda come come la giornata giusta per partire all’attacco con il vostro Critical Garden. Invitate amici che vi sostengono oppure arruolate degli sconosciuti con condividono le vostre idee annunciando l’attacco sul sito www.criticalgardens.org.

3. Trovate un fornitore locale di piante.

Più a buon mercato, meglio è. Per chi abita in città, rivolgetevi a negozi di fai da te, supermercati e grossisti locali. Le piante che costano meno sono quelle gratis. Capita che dei vivai abbiano delle piante in più da donarvi per la causa. O fatevi amico qualcuno con un giardino. Pensate a questi luoghi come a dei campi di addestramento per raccogliere sementi, talee e piante adatte alla grande avventura del crescere nel selvaggio suolo pubblico. Se vi avanza del materiale, rendetelo disponibile ad altri Critical Gardeners della vostra zona mettendo un avviso nella pagina web.

4. Scegliete le piante per la battaglia in prima linea.

Pensate a piante robuste – in grado di resistere alla mancanza di acqua e al freddo e, in alcune zone, di essere calpestate dai passanti! Per buona parte del tempo queste piante devono saper badare a se stesse. Pensate ad un impatto visivo – colori, fogliame da sempreverdi, dimensioni. Queste piante devono poter creare un’area verde per buona parte dell’anno. Visitate la pagina web per per condividere le vostre conoscenze di orticultura.

5. Procuratevi dei sacchi.

Sacchetti di plastica e sacchi della spazzatura non solo vi aiutano a non sporcarvi le scarpe, ma sono essenziali per eliminare i detriti. Rifiuti, vasi da fiore e sassolini vanno portati via. Per i detriti più piccoli riutilizzate sacchetti trasportati dal vento; per quelli più consistenti riutilizzate sacchi da compostaggio o da materiali edili. La loro spessa plastica non si strappa e potete usarli per trasportare un bel po’ di materiali al più vicino contenitore per rifiuti.

6. Innaffiate regolarmente.

Una delle responsabilità del Critical Gardener è quella di continuare a prendersi cura dei propri interventi. Il Critical Gardener di solito si porta dietro l’acqua per innaffiare (a New York si possono utilizzare idranti dei vigili del fuoco della starda); si possono usare le taniche per la benzina, ideali per trasportare liquidi. L’unico problema è che a volte dei passanti possano scambiarvi per piromani notturni.

7. Bombe di semi.

Per le aree ad accesso difficile o dove non è possibile scavare, utilizzate una “bomba di semi”, costituita da semi e terreno avvolti in una capsula “esplosiva”. Le istruzioni sono state scritte nel 1973 dal New York’s Green Guerrillas e sono state gentilmente fornite da Donald Loggins.

8. Passate parola.

Fate sapere cosa avete fatto infilando dei volantini informativi sotto le porte dei residenti della zona di guerra del Critical Gardens, affiggeteli sulle cabine telefoniche od alle fermate degli autobus, conficcate un cartello nel terreno. Cercate di parlarne con i passanti, portatevi dietro degli attrezzi da giardinaggio di scorta. Accogliete con favore stampa e media locali, in particolare se contribuiranno ai costi dell’iniziativa, cosa che spesso fanno.

giovedì 2 aprile 2009

Guerilla gardening



Guerilla gardening è innanzitutto una forma politica di giardinaggio!

I guerilla gardener

mercoledì 1 aprile 2009

il MUOVIgiardino

i 4cantoni, un gruppo di giovani intrapendenti ha messo in moto nel 2007 una manifestazione molto interessante: in occasione dell'ultimo venerdì del mese di maggio, giorno scelto a Roma per "liberare" biciclette in tutta la capitale approfittando del blocco automobilistico, hanno inaugurato il G.R.A.: più semplicemente giardino romano ambulante.
Una iniziativa molto interessante che ha cercato di portare alla ribalta quella tipologia di vegetazione t oppo spesso dimenticato e considerato anzi inesistente!
Protagoniste indiscusse della manifestazione sono state infatti numerosissime "zolle" che sono state montate su delle biclette e hanno così attraversato tutta la città reclamando con forza la considerazione di cui sono state oggi private.

E'infatti necessario porre l'attenzione verso un fenomeno in atto ormai da anni che procede di pari passo con la densificazione delle aree inurbate: la scomparsa insesorabile della minoranza floreale, dalle piccole aree verdi urbane fino alle aiuole spartitraffico, aree che posseggono comunque una loro identità, una loro ragione d'esistere. Vengono oggi eliminate senza alcun freno in quanto considerate inutili o perlomeno irrilevantii, dal momento che non ospitano nessuna essenza arborea di un certo livello, ma solo ebaccie e piante di bassa statura. e larga diffusione.
Ragionamento questo assolutamente inesatto in quanto si privano queste specie della loro essenza vegetativa, e le nostre città di piccoli "sfoghi " della natura che ogni tanto emerge dal terreno per manifestare ancora la sua presenza, nonostante gli enormi mutamenti e speculazioni edilizie che si protaggono sul nostro suolo.
In questo contesto la conseguenza più raccapricciante è che assistiamo impotenti alla diminuzione della superficie verde nelle nostre città e che lasciamo a misere e tristi aree verdi l'onere di assolvere ai, quanto mai prima d'ora raggirevoli, standard urbanistici.

domenica 29 marzo 2009

domenica 15 marzo 2009

cONZEpt _namber3uan/3.1

L'Ultima area presa in esame è sicuramente quella più bisognosa di un forte rinnovamento ed è quella che più di tutte può segnare un punto di svolta all' interno del quartiere dove si trova.

La sua posizione all'interno di un isolato densamente popolato, vicino a una importante arteria viaria (via di Tor Pignattara) e l'assenza quasi totale di spazi di parcheggio suggerisce la progettazione di un servizio fruibile soprattutto dalla gente che vi abita vicino, ma nn solo.
La soluzione che sembra offrire maggiore garanzie è ancora una volta una
biblioteca di quartiere e, prorpio perchè immersa in un agglomerato di residenze, deve distinguersi, assumendo così le sembianze di una gabbia bioclimatica appesa tra un palazzo e l altro.

In questo caso la biblioteca ospiterà all'esterno una intensa area verde che sarà parte integrante del funzionamento bioclimatico dell'edificio.
All'intento della struttura troveranno poi posto numerosi laboratori di studio e di lavoro dove artigiani e commecianti potranno anche vendere il loro prodotto secondo le regole del mercato equo e solidale.

cONZEpt _nambertchu/7.0

Questa area è sicuramente una delle meno degradate di quelle analizzate ma nel contesto in cui vive, ovvero dell'isolato in cui sitrova, questo spazio residuo di fronte una parete cieca offre uno spunto considerevole di progettazione.

La struttura scelta per la progettazione è una piccola biblioteca di quartiere che possa andare a completra eun quadro di servizi che arricchisce questa zona. Sono infattipresenti nelle vicinanze servizi importanti come una chiesa, un centro sportivo, un istituto superiore...tutti luoghi di forte attrazione per ragazzi e ragazze che vanno da una età di 14 ai 24 anni. Qundi questo progetto si deve rivolgere soprattuto ai giovani che sono, qui più che mai, i protagonisti della città.

La struttura ospiterà dunque oltre alla biblioteca, delle aree studio e di lavoro, con la possibilità di essere convertite in veri e propri laboratori al servizio dell'istituto superiore li vicino; delle aree ludiche e ricreative che possano integrarsi anche con una attività ristorativa che in questo quartiere scarseggia e che contribuirebbe alla totale apertura verso i giovani.

cONZEpt _namberuan/4.0

In quest'area svolge un ruolo egemonizzante la presenza del mercato dall'altro lato della strada.
Il progetto consiste nella realizzazione di una struttura che riesca a sfruttare a prorpio vantaggio il grande flusso di gente che proprio in quella via è scaturito dalla presenza delle attività commerciali e che catalizzi su di se l'attenzione dei cittadini per divulgare contenuti altrimenti più di nicchia.
Dunque la funzione prevalente per questo edificio sarà quella espositiva, più specificatamente sulle tematiche ambientali, anche perchè da una prima analisi si scopre come in questo quartiere manchi un vero e proprio polo multiculturale.

Ma la progettazione di quesa struttura non si fermerà alla progettazione di uno spazio espositivo:
questo edificio ospiterà anche degli uffici per associazioni che vogliano intrapredere la strada per la tutela dell'ambiente e dei laboratori di ricerca che sfruttino in particolare la collaborazione con scuole e università.

compagno di.....strada

segue la mixitè



venerdì 13 marzo 2009


urban VOIDS4.0

Anche qui compare il tema della faciata cieca, anzi qui è addirittura raddoppiato con uno spazio nel mezzo, di pertinenza dell'edificio che ben si presta ad una espansione progettuale. Attualmente l'area in questione è lasciata in abbandono ed è presumibilmente utilizzata come provvisioria discarica di un vicino gommista vista la presenza di numerosi pneumatici nella condizione di totale abbandono.
L'area è situata su via Albano e si presenta come una ferita, un prolungamento mancato di quel palazzao che si ritrova senza teminale e con una corte aperta su un lato corto, dove ora c è il vuoto, colmato solo dalla presenza di un piccolo beniznaio e da qualche pnumatico abbandonato.

Uno spunto di progettazione interessante può essere fornito dalla presenza del mercato proprio dall'altra parte della strada. Inoltre non molto lontano abbiamo la presenza anche di una clinica privata, un farmacia e soprattuto la fermata metro A di Colli Albani, segno comunque che non siamo di fronte ad una area degradata,in cui ci si chiede di risolvere partocolari problematiche, ma che abbiamo a che fare con una porzione di territorio a cui apportare migliorie che possano qualificare il quartiere.



urban VOIDS7.0


urban VOIDS7.0

L'area 7 si affaccia su una sorta di "piazza" che fiancheggia via di Rocca di Papa. Attualmente però questo grnade spiazzo è occupato prevalentemente da parcheggi che servono le attività e i servizi ad esso circostante e che sicuramente non sono pochi: chiesa, centro sportivo, scuola superiore, giostre per bambini.....
Si può tranquillamente dedurre quindi che non siamo di fronte ad una area particolarmente critica, anche considerato l'apparato infastrutturale che ad una prima analisi sembra essere efficiente, ma che dal punto di vista quantomeno estetico, visuale presenta dei grossi problemi in quanto la palazzina in questione si rapporta con la suddetta piazza in maniera indecente: una enorme faccia cieca sovrsasta una zona medio-piccola completamente abbandonata a se stessa, sede di pochi e spogli cartelloni pubblicitari, se non abusivi.
Anche qui potrebbe esserci la possibilità di una espansione verso le palazzine adiacenti a quella interessata se non altro per non limitare l'intervento progettuale alla sola area di fronte alla piazza.

La valorizzazione di questa area dipende molto dal rapporto che può stabilire tra essa e i molteplici servizi offerti all'interno del quartiere, inoltre deve sapersi relazionare adeguatamente con le palazzine con cui dialogherà in modo diretto.


urban VOIDS3.1

urban VOIDS3.1

L'area 31, è situata su via via Bartolino da Novara, ed è racchiusa all'interno di alcuni edifici prettamente residenziali: palazzine di 4-5, e 6-7 pianiche non solo caratterizzano questo isolato, ma si osserva, ad una scala maggiore, che sono l'elemento peculiare di tutto il quartiere.

La superficie di progetto in questione, è medio-piccola, anche se presenta ottime potenzialità di espansione, candidandosi di fatto ad una espansione rettilinea verso il cuore dell'isolato, diventando di fatto una sorta di corte interna-esterna.
Il grande interesse per questo sito è scaturito dalla presenza di una grande parete cieca che domina l'area stessa e che risalta subito allo sguardo nel momento in cui si percorre via Bartolino da Novara.

Per quanto riguarda il contesto si può dire che il quartiere è prevalentemente residenziale, dove si può individuare benissimo una parte di territorio pianificata ed un'altra, dall'altra parte di via di Tor Pignattara, che invece lascia pensare ad uno sviluppo di tipo abusivo. Tale mancanza ha portato ad una sovrappopolazione del territorio che ora si dimostra incapace di offrire alla popolazione adeguati standard urbanistici, come aree verdi, parcheggi e soprattuto infrastrutture, avendo denotato una carenza di marciapiedi, segnaletica orizzonatale e verticale, prima di tutto pericolosa, in secondo luogo problematica dal punto di vista del traffico.

giovedì 12 marzo 2009

.....quelli che uRBAN VOIDS

La zona presa in considerazione è quella compresa tra il parco della Caffarella e il parco di Centocelle, andando a toccare quindi le zone che furono interessate dal piano di riqualificazione urbana denominato SISTEMA DIREZIONALE ORIENTALE, ovvero lo SDO.
Nel territorio in questione sono numerosi gli spunti per una riflessione, non solo progettuale, ma anche socio-economica, in quanto siamo di fronte a delle aree molto diverse fra di loro, basti pensare a Centocelle o alla zona limitrofa di via di Tor Pignattara, oppure al Mandrione o al quartiere ai lati di via Appia Nuova.

Le criticità che troveremo sono figlie di rapidi processi di trasformazione imposti dall'alto, imposti dall'esigenza del denaro, di arricchimento: lo sfruttamento del territorio per i prorpri interessi, senza curarsi di creare un apparato integrato con il resto del tessuto urbano, senza cercare di creare delle relazioni funzionali per il quartiere, ma soprattuto la negligenza e il disinteresse nel permettere di lasciare profonde ferite nel nostro assetto urbano ha permesso a tali amministrazioni di dotarsi di simili aree critiche: benzinai abbandonati, aree dismesse senza alcuno utilizzo, ampie zone verdi lasciate all'abbandono prede solamente del nomadismo, cantieri inattivi degradanti alla sola vista......
L'elenco è solo all'inizio di una serie di situazioni che sono sotto gli occhi di tutti giorno per giorno ed è compito del cittadino cambiare la sostanza delle cose, prendere l'iniziativa per un rinnovamento radicale, un cambiamento dal basso che smuova una volta per tutte le cose.

Questa iniziativa, nata tra i banchi della facoltà di architettura Ludovico Quaroni, portata avanti da tutti i studenti di un corso di laurea, è secondo me applicabile non solo in chiave didattica, ma anche in altre realtà urbane di Roma e non solo, dove troverebbe ancora più coerenza nella sua volontà del popolo, primo interessato per un cambiamento.


Sono state individuate 35 aree che sono state considerate come possibili fruitrici di un intervento architettonico. L' obbiettivo è conferire loro la qualità architettonico-urbana persa, o in qualche caso mai avuta, essendo delle aree in cui, sin dal principio, la progettazione e la specifica funzione è stata messa in secondo piano.